18.02.2010 Pianezzo, TI Svizzera
Ebbene sì, il 26 giugno 2010 ci siamo sposati e finalmente le foto sono online .
Come avrete tutti saputo, il Cile è stato scosso da un terribile terremoto. Noi siamo in Svizzera già da diversi giorni, da dove abbiamo seguito l’avvenimento con apprensione. Abbiamo appena avuto notizia che i nostri amici a Santiago sono salvi. Il nostro pensiero va ora a tutti gli abitanti del Cile e di tutte le zone colpite nel Pacifico.
Il nostro arrivo a Santiago è dolce-amaro. Da un lato siamo molto felici di incontrare degli amici di famiglia di Giulia. Ai tempi della dittatura di Pinochet, nel 1973, avevano dovuto scappare in Ticino per evitare le persecuzioni. Caduto il regime hanno potuto ristabilirsi a Santiago.
D’altra parte però non possiamo approfittare appieno della visita perché Giulia ha, da un po’ di tempo a questa parte, un problema all’orecchio e dobbiamo recarci a una clinica per curarlo.
L’accoglienza presso i nostri amici è stata più che calorosa e in questo momento difficile ci fa piacere, dopo tanti mesi, vivere in una vera casa. Ci sentiamo quasi parte della famiglia.
Tra un dottore e l’altro troviamo il tempo di visitare Santiago. Doverosa una visita alla Moneda, il palazzo presidenziale teatro del golpe di Pinochet e al nuovissimo Museo della Memoria, che illustra i difficili anni della dittatura.
La salute però viene prima di tutto. Dopo molte analisi e telefonate in Svizzera, decidiamo a malincuore di ritornare a casa. Non preoccupatevi, la situazione dell’orecchio di Giulia non è grave ma preferiamo tenerlo controllato da uno specialista ed evitare ulteriori stress da viaggio.
Anche se in realtà in Cile le cure non mancano!
Dopo un interminabile volo Iberia, a Zurigo troviamo ad accoglierci un comitato d’accoglienza coi fiocchi. E a qualche ora dal rientro ci troviamo già davanti a una bella fondue!
Non appena scendiamo dall’aereo e mettiamo piede sull’Isola di Pasqua (ovvero Rapa Nui), respiriamo immediatamente un’atmosfera molto diversa da quella della Polinesia Francese e subito ci innamoriamo di quest’isola remota con delle forti tradizioni. Siamo inoltre felici di non essere più a rischio tifone, che alla fine, dopo la nostra partenza, si è abbattuto sulla polinesia!
Questo è il periodo migliore di tutto l’anno per visitare l’Isola di Pasqua, infatti avevamo previsto di venirci proprio ora perché durante due settimane si svolge il Tapati Rapa Nui, un festival durante il quale vengono presentate varie attività tradizionali tra cui figurano molti sport, danze e canti tipici dell’isola. Niente di turistico però, il festival è in pratica una gara tra due ragazze, e le loro rispettive famiglie, a cui partecipa tutta l’isola per cercare di guadagnarsi il grande onore della vittoria. E subito anche noi veniamo contagiati dalla febbre della competizione… vincerà Abigail oppure Valeria?
La settimana passa velocissima, chi l’ha detto che sull’Isola di Pasqua dopo il primo giorno non si sa più cosa fare? Noi rimaniamo incantati dagli incredibili paesaggi e dalla scoperta della cultura Rapa Nui. Una bella passeggiata ci porta fino al vulcano (estinto) di Orongo, dove veniva celebrato il culto dell’hombre-pajaro, cioè l’uomo-uccello. Pensate che anticamente tutti gli uomini più forti nuotavano fino a un isolotto e ci rimanevano per molte settimane cercando di trovare il primo uovo di sterna. Chi tornava vincitore diventata l’uomo-uccello, vale a dire il capo spirituale dell’isola per un anno intero.
Prima di dedicarsi al culto dell’hombre-pajaro però gli isolani adoravano i più conosciuti Moai, le enormi statue che troneggiano in tutta l’Isola di Pasqua. Queste statue venivano tutte scolpite in una cava situata vicino a un altro vulcano, e come potessero poi essere trasportate nel luogo di destinazione rimane tutt’ora un grande mistero.
Tra i tanti modi di girare l’isola, che misura 25km di lunghezza e 12 di larghezza, non potevamo certo dimenticare il cavallo, silenzioso ed efficiente… se si riesce a fargli capire dove si vuole andare! A cavallo siamo riusciti a raggiungere il punto più alto dell’isola, “ben” 507 metri!
A Rapa Nui non c’è solo cultura, ci si può anche rilassare sulla bellissima spiaggia di Anakena (ma i Moai sono sempre presenti!) e si possono incontrare tanti viaggiatori zaino in spalla come noi per condividere cenette e consigli di viaggio.
Polinesia Francese, un nome che evoca luoghi da sogno, relax e lusso. Beh, spesso lo è, ma non necessariamente per tutti. Il nostro viaggio verso la Polinesia inizia male, ancora prima di lasciare l’Australia. Alle quattro del mattino dobbiamo litigare con la signora del check-in di Sydney a causa del biglietto elettronico. Appena prima del volo Davide perde le carte di credito. Come se non bastasse, arrivati a Tahiti ci rechiamo al porto per prendere il ferry per Moorea e scopriamo che gli orari sono cambiati e dobbiamo aspettare sei ore!
Ma non tutti i mali vengono per nuocere, infatti aspettando il ferry conosciamo Tomas e Lisen, una simpaticissima coppia svedese che è nella nostra stessa situazione. Loro stanno viaggiando per nove mesi con la loro figlia di cinque anni, Alexandra.
Arrivati a Moorea scopriamo con piacere che il nostro hotel è molto carino. La stagione non è quella giusta, piove spesso ma l’isola è bella. L’acqua è estremamente limpida e calma. La barriera corallina circonda quasi totalmente l’isola proteggendola dal mare. Nella laguna è possibile spostarsi con il kayak ed avvistare facilmente squali e razze, che si avvicinano curiosi.
La sera non c’è molto da fare. I nostri amici svedesi soggiornano in un camping vicino e spesso organizziamo cenette con loro e con gli altri backpacker del camping. I prezzi esorbitanti della Polinesia incentivano la cucina fai da te!
A metà settimana arriva una notizia che ci preoccupa un sacco. È stata dichiarata un’allerta tifone! Il tifone dovrebbe raggiungere l’isola il giorno prima del nostro volo! Per fortuna nei giorni seguenti il tifone si indebolisce fino a trasformarsi in una debole depressione atmosferica. Sollevati, esploriamo l’isola in auto, come sempre pero’ disturbati dall’immancabile pioggia.
L’ultimo giorno torniamo in ferry a Tahiti. Passiamo il pomeriggio in città in attesa del volo e ne approfittiamo persino per andare al cinema, un lusso raro quando si viaggia. Dopo una cenetta a base di pollo grigliato cucinato nelle roulotte ambulanti insieme a un tassista un po’ matto, siamo finalmente pronti per volare a Rapa Nui, l’Isola di Pasqua!
La Polinesia ci ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, sarà la stagione sbagliata, magari l’allerta tifone, o qualche sfortuna personale… Non sappiamo bene, probabilmente è una destinazione che può essere assaporata appieno solamente scegliendo il lusso, sicuramente non da backpacker!
La nostra prima tappa in Oceania é cortissima, solo 20 ore! Un cambiamento di volo ci obbliga a rimanere poco tempo a Sydney prima di andare in Polinesia Francese.
La giornata é caldissima, piú di 35 gradi. Decidiamo quindi di ripararci nel “Sydney Wildlife World”, uno zoo moderno che permette di vedere tutta la fauna tipica australiana. In un paio di ore possiamo quindi vedere koala, coccodrilli, canguri, serpenti e ragni velenosi, farfalle,… Lo zoo é ben strutturato e ricco di spiegazioni.
Usciti scopriamo che la stupenda giornata estiva si é trasformata in una tempesta temporalesca. La temperatura é calata bruscamente. Zigzagando tra la pioggia e i grattacieli raggiungiamo la famosissima Opera House per una classica foto ricordo.
Il tempo non tende a migliorare e decidiamo di tornare in ostello. Siamo comunque stupiti dalla simpatia e espansivitá degli australiani. Persino i cartelli ti invitano a camminare sull’erba e fare il picnic. Non siamo proprio in Svizzera!
La sera incontriamo Alexandra e Althea, due simpatiche australiane che avevamo conosciuto durante il trekking in Nepal. Con loro andiamo a visitare la famosissima Bondi Beach, di solito strapiena ma in quell’occasione vuota a causa del maltempo. La serata continua con una buonissima cenetta in un ristorante vietnamita-fusion. É stato molto bello incontrare questi amici di viaggio una seconda volta!
Ma non ne abbiamo ancora abbastanza di animali e di pioggia, e continuiamo le nostre escursioni alla Tabin Wildlife Reserve… riusciremo a vedere ancora qualcosa di nuovo? Incredibile, qui vediamo meno animali, ma quelli che vediamo sono molto speciali! Rhinoceros Hornbill, Mouse Deer (un cervo alto 30 cm con la faccia da topo), e addirittura… il Sun Bear, l’orso piu’ piccolo del mondo! Da lontano abbiamo visto due macchie marroni, pensavamo fossero due maiali selvaggi… poi la nostra guida ha cominciato a fare gesti frenetici e ad agitarsi… e abbiamo capito che non si trattava di maiali, ma dei rarissimi orsi del Borneo!!
Beh, di questi animali non abbiamo le foto, gia’ e’ bello vederli, impossibile riuscire pure a fotografarli… dovete crederci sulla parola, oppure venire a vedere personalmente in Borneo… ve lo consigliamo davvero!
In pratica l’unica cosa che ci aspettavamo e che non abbiamo incontrato sono state… le sanguisughe!!! E non ce ne lamentiamo!
La nostra ultima tappa e’ l’isola di Sipadan, famosissima per il diving. Ci stabiliamo sull’isola di Mabul presso un piccolo centro di immersioni gestito da malesiani. Per qualche giorno viviamo su una palafitta sul mare insieme agli abitanti dell’isola. L’atmosfera e’ rilassata, la sera si gioca, canta e ride con tutti gli ospiti. Le isole sono ricchissime di fauna acquatica. In una sola immersione si possono vedere decine di tartarughe e squali, banchi di barracuda, corallo coloratissimo e tantissimi altri pesci, alcuni davvero enormi. Persino Giulia, che ha fatto solo snorkeling perche’ aveva un po’ male alle orecchie, ha visto tutti questi pesci rimanendo in superficie! L’ultimo giorno Davide ha inoltre visitato con una guida esperta del luogo la “Turtle Tomb”, una caverna subacquea piena di scheletri di tartarughe!
In breve, se non si fosse ancora capito, il Borneo ci e’ piaciuto un sacco ed e’ stato una tappa perfetta per salutare in pieno stile l’Asia, che e’ stata la nostra casa durante gli ultimi sei mesi. Il nostro sguardo e’ pero’ davanti a noi, verso l’Oceania e il Sud America!
Per riprenderci dal mal di gambe dopo l’ascesa al Monte Kinabalu, organizziamo un’attivita’ rilassante e per niente sportiva: alla Turtle Island andiamo a vedere le tartarughe che depongono le uova. Siamo fortunati e non dobbiamo aspettare fino a notte fonda (come succede a volte): alle 21 sentiamo il fatidico richiamo “Turtle Time!”… sono i ranger che ci avvisano che la prima tartaruga e’ arrivata sull’isola per deporre le uova. Siamo emozionati quando vediamo queste piccole palline bianche, che sappiamo cosi preziose, dato che le tartarughe sono in pericolo di estinzione. Le uova vengono tutte trasportate in nidi artificiali per proteggerle dai predatori. E quando, dopo alcune settimane, i piccoli escono dalle uova e raggiungono la superficie della sabbia, i ranger li trasportano fino al mare e li liberano vicino all’acqua, sperando che tanti riescano a sopravvivere… Buona fortuna tartarughine!!!
E dopo le tartarughe, andiamo nella foresta alla ricerca di altri animali rari del Borneo. Prima pero’ ci fermiamo per una tappa d’obbligo: la visita al centro di riabilitazione di Sepilok, dove vengono portati gli orang-utan feriti o maltrattati. Nel centro queste scimmie dalle espressioni quasi umane vengono curate e poi liberate nella foresta, dopo un periodo in qui imparano le abilita’ necessarie alla vita in liberta’. Per i volontari che lavorano nel centro non dev’essere facile riuscire a dare agli orang-utan cio’ di cui hanno bisogno senza pero’ affezionarsi troppo… lo scopo infatti e’ che alla fine tornino a vivere nella foresta, e che imparino a diffidare dell’uomo… Alcune volontarie che cercavano di allontanare un curioso orang-utan dai turisti sembravano proprio delle maestrine!
A qualche ora da Sepilok, lungo il fiume Kinabatangan, dormiamo nelle capanne di Uncle Tan, siamo proprio circondati da alberi e animali! Il programma qui e’ sempre ricco di attivita’: gite in barca sul fiume, trekking nella foresta e partite a carte. Nonostante la stagione non sia proprio quella giusta, nel senso che piove un giorno si e l’altro pure, riusciamo a vedere un sacco di animali: orang-utan, scimmie nasolungo, macachi, varani, pipistrelli giganti, rane tropicali, lontre ed elefanti pigmei! Ehm… in realta’ degli elefanti abbiamo solo sentito i barriti e l’odore di circo!
Le nostre guide sono competenti e molto simpatiche, alla sera si chiacchiera e si canta… siamo tristi di andarcene, soprattutto quando si viene salutati con tanto di chitarra!
Non siamo ancora atterrati in Borneo e dal finestrino dell’aereo gia’ vediamo una delle sue attrattive maggiori. Il monte Kinabalu, 4095m, troneggia sulle nuvole.
A Kota Kinabalu (KK) respiriamo un’atmosfera rilassata. Di sera andiamo al mercato notturno e assaporiamo il BBQ filippino. Davide trova persino il coraggio di mangiare un mega steak di tonno grigliato! Giulia puo’ testimoniare che dopo la foto se l’e’ mangiato per davvero!!!
Nelle vicinanze di KK delle isolette tropicali sono ideali per lo snorkeling. Andiamo su una delle piu’ piccole, Mamutik, e scopriamo dell’acqua cristallina.
Da KK ci dirigiamo al Mt. Kinabalu Park. Sopra di noi ammiriamo la montagna che ci aspetta. Il primo giorno una scarpinata di cinque ore di salita continua ci porta dalla partenza (1800m) fino alla capanna di Laban Rata (3300m).
Alla capanna ci riposiamo e assistiamo a un tramonto spettacolare, siamo piu’ in alto delle nuvole.
Il secondo giorno levataccia alla 1:45 di notte. Si, non e’ uno scherzo, colazione rapida, lampada frontale, e via. Tre di ore di salita per gli 800m di dislivello che ci separano dalla vetta. Delle corde ci aiutano a superare i tratti di nudo granito.
Alla fine raggiungiamo il picco (4095m) prima dell’alba. Qui rimaniano tutti stipati come sardine ad aspettare la prima luce del giorno, intirizziti per il freddo ma felici del paesaggio che si apre davanti ai nostri occhi.
Appena sorto il sole comincia il lungo e faticoso tragitto di ritorno. 2300m di discesa ci torturano scalino dopo scalino. I giorni seguenti le nostre gambe saranno in fiamme ma siamo felicissimi!!!
E’ gia’ ora di cambiare di nuovo paese, e di lasciare Anna Maria, che ritorna alla fredda Svizzera. La salutiamo con tristezza (eh si, siamo diventati piu’ sentimentali!), ignari che anche noi stiamo andando verso il freddo, o perlomeno il freschino, di Hong Kong.
Hong Kong e’ una delle aree piu’ densamente popolate del mondo. Ogni m2 conta. Lo scopriamo a nostre spese quando vediamo la nostra camera dell’ostello!
La sera di capodanno incontriamo un po’ di gente tramite CouchSurfing (chi non sa cosa sia vada subito ad informarsi, perche’ e’ geniale!). Roddy, di Hong Kong, ci invita a cena in un ristorante locale insieme a Dan (inglese), Mikael (tedesco), Ian e Suzy (Hong Kong).
Allo scoccare di mezzanotte andiamo su un grattacielo per osservare i fuochi d’artificio e brindare con grappa ticinese! Finiremo la serata a casa di Roddy, cantando e giocando alle sciarade.
Il giorno seguente bighelloniamo per la citta’, osservando il frenetismo tipico di Hong Kong e la sua skyline impressionante.
Prima di partire per il Borneo trascorriamo l’ultimo giorno all’Ocean Park, praticamente un ibrido tra l’acquario di Genova e Gardaland!